Il futuro è il coworking

Quale sarà l’imminente futuro del coworking?  È un nuovo modo di lavorare, a metà strada tra lavoro agile e in ufficio: nel near working i dipendenti svolgono le proprie attività in coworking situati in varie zone della città, così da ridurre la distanza tra l’abitazione privata e l’ufficio.

Lavorare da casa non è stato per tutti così semplice e non è sempre la soluzione migliore. Secondo quanto emerso dall’Osservatorio Smart Working (2020) – Politecnico di Milano realizzato su un campione di 241 grandi imprese, 636 PA, 572 lavoratori, le maggiori difficoltà per dipendenti e datori di lavoro, in pandemia, sono state connesse al tema del work-life balance.

Per i lavoratori, in particolare, dover lavorare con tecnologia non adeguata alle mansioni da svolgere (per il 29%) ha creato parecchio disagio, così come vi sono stati un progressivo e invalidante senso di isolamento (29%), e sensazione di essere “sempre connesso e operativo”(26%).

In ultimo, la difficoltà nella gestione della vita lavorativa e familiare per il 27% degli intervistati. La mancanza di spazi adeguati all’interno dell’ambiente domestico ha contribuito ad alimentare quel clima di confusione che non consente di separare adeguatamente il tempo del lavoro dai momenti di vita privata.

L’iper-connessione è diventata un fenomeno sociale importante che non interessa più solo i liberi professionisti. Considerato che durante la pandemia, secondo un’indagine dell’Università Cattolica di Milano, il 37% degli spazi di coworking ha registrato un consistente aumento dell’afflusso dei dipendenti di aziende private, spinti dall’esigenza di trovare posti adeguati dove lavorare nei pressi delle proprie abitazioni e di separare lo spazio domestico e dal tempo del lavoro, l’idea della “città a 15 minuti” diventa la risposta adeguata al coworking di prossimità.